20 gennaio 2014

ULTREYA Y SUSEYA


"Polvere, fango, sole e pioggia
è il cammino di Santiago
Migliaia di pellegrini
e più di mille anni

Pellegrino chi ti chiama?
Quale forza misteriosa ti attrae?

Né il campo delle stelle
né le grandi cattedrali
non è la fierezza navarra
né il vino della rioja
nè i fratti di mare galiziani
nè i campi della castiglia

Pellegrino chi ti chiama?
Quale forza misteriosa ti attrae?
Nè le genti del cammino
nè le usanze rurali
non è la storia nè la cultura
nè il gallo della Calzada
nè il palazzo di Gaudì
nè il castello di Ponferrada

Vedo tutto questo passando
ed è un piacere vederlo.
Ma la voce che mi chiama
la sento molto più dal profondo.
La forza che mi spinge
la forza che mi attrae
non so spiegarla nemmeno io
solo Lui lassù la conosce."

18 gennaio 2014

BUON ANNO!!!


Ciao carissimi e gentilissimi lettori di questo blog!

VI AUGURO UN FELICE 2014 

Tenetevi in forma come potete, coltivate i vostri desideri finchè non si avvereranno 

Non abbandonate lo sport che crea armonia dentro di sé e tra le altre persone!

"NON SERVONO CORDE, QUANDO GLI UOMINI SI LEGANO DA SOLI"

Una foto significativa per me e che 
funge da anteprima per il prossimo post!
CIAO :-)


7 gennaio 2014

Ancora montagna!

Ciao a tutti!Come promesso ecco l'articolo in cui una dottoressa approfondisce alcuni aspetti sulla montagnaterapia!

Felicità in vetta sul Pizzo Coca
"A seguito dell’articolo “Andate in montagna che vi fa bene”, pubblicato sulla rivista del Club Alpino Italiano Montagne360 del mese di Novembre 2013, ho pensato di esporre per avallare la tesi dell’articolo, l’esperienza da noi portata avanti da due anni. Esperienza fatta in collaborazione fra il CAI di Seregno e l’Asvap 6.
L’Asvap 6: (Associazione familiari e volontari di sostegno e informazione sul disagio psichico), collabora con tre soci del  CAI di Seregno(GianPaolo, Luigi ed Erminio) organizzando, una volta al mese, uscite in montagna con utenti seguiti dai nostri servizi appartenenti all’Unità Operativa di Psichiatria n°8 (prov. di Como). Un gruppo di giovani utenti hanno risposto ed aderito a tale esperienza. Ogni mese, infatti, abbiamo dai 10 ai 13 utenti.
Alcuni di loro sono risultati dei buoni camminatori, altri manifestano maggior difficoltà. L’esperienza si è da subito dimostrata molto positiva, oserei dire, per usare il termine dell’articolo,”terapeutico” per gli aderenti.
La montagna stimola svariate emozioni. Richiede impegno, un minimo di elasticità mentale e fisica, l’accettazione di un proprio potenziale, non conosciuto o mai vissuto, e per ultimo, non per ordine d’importanza, l’accettazione dei propri limiti.
Abbiamo riscontrato tre punti su cui vorrei soffermarmi un attimo:
1-potenziale fisico;
2-potenziale psichico;
3-limiti;

1- La montagna è la nella sua bellezza e difficoltà, attira e spaventa. Sprona noi tutti a  non demordere, a raggiungere la vetta, l’obiettivo prefissato. Ognuno di noi accoglie ed accetta la sfida, o meglio si gioca “soggettivamente”. In questo gioco si è soli, ognuno deve, dovrà fare i conti con la resistenza fisica, psichica  ed i propri limiti.
Sentimenti contrastanti si alternano e ci solleticano; come gestirli?
2- La fatica fisica è normalmente accompagnata da una fatica psichica, in particolar modo per coloro che già vivono, quotidianamente, tale difficoltà. Riuscirò? Sono all’altezza dello stimolo? Non ho mai, simbolicamente, raggiunto una vetta, come potrò farcela questa volta? Gli altri sono più bravi, guardali come camminano….Cosa diranno di me? Sono una schiappa…..ecc, ecc,
3- Ecco che il limite affiora: stanchezza, fatica ad andare avanti, respiro affannoso, male alle gambe, demoralizzazione, o peggio ancora, una lieve deflessione depressiva. Il gruppo è avanti ed io faccio fatica. “Spesso” abbiamo a che fare e dobbiamo fare i conti con queste difficoltà.
Il limite ci accompagna, non molla. Ci stimola ad affrontarlo ed in particolar modo ad accettarlo. Il limite diventa un alleato per avvicinarsi agli altri, a chiedere aiuto, ad instaurare un rapporto di reciproca attenzione: fisico nel portare lo zaino, nel condividere dell’acqua, del cioccolato, o altro… Psichico nella parola di conforto, nell’essere spronato, stimolato e/o valorizzato nella sfida individuale e con se stessi.
Ecco che i tre elementi diventano essenziali, dicevamo terapeutici. Questi aprono le porte all’altro, a se stessi. Ci si gioca solo se c’è l’altro, non si gioca soli. Ci si valorizza solo nella gioia di aver superato, seppur con molta fatica, una difficoltà.La montagna e l’avvicinamento, la condivisione con l’altro. Al rifugio o in cima la propria gioia, la soddisfazione personale viene inglobata e condivisa dal gruppo. Il riconoscimento diviene reciproco e si potenzia. In vetta si può toccare, seppur per un  attimo, la felicità."
(Dott. Giusy Valaderio)