8 dicembre 2013

Mettersi in gioco...con chi?

Ciao a tutti!

Oggi vi racconto l'esperienza di G., un ragazzo con disturbo dello spettro autistico che gioca a pallacanestro insieme ad una squadra di coetanei, accompagnato da Valentina, una ragazza di 25 anni che lo segue da cinque anni.

Io: Ciao Valentina, come hai conosciuto G.?
V: Ho conosciuto G. proprio nel momento in cui mi hanno proposto di seguirlo nella sua attivitá sportiva; lui aveva 9 anni e io 20.


I: Come sono andati i primi allenamenti?
V: All'inizio è stato difficile, perchè dovevo conoscerlo, capire cosa sapeva o non sapeva fare; era anche molto difficile stargli vicino fisicamente in quanto lui aveva una grande energia e correva dappertuttto. Per me era anche la prima volta che mi rapportavo con una persona con disabilitá, ma ho voluto provare, dandoci il tempo di conoscerci a vicenda.


I: Ci avete messo molto a conoscervi e come si trova secondo te G nella squadra?
V: Diciamo che io caratterialmente vorrei conoscere una persona immediatamente, mentre G con il suo ritmo nel far crescere le cose, mi ha insegnato la pazienza dello stare vicino a una persona pur senza conoscela a pieno. Ora posso dire che, dopo cinque anni, abbiamo costruito una relazione molto bella, fatta non solo di condivisione dell'attivitá sportiva, ma soprattutto umana.
Per quanto riguarda la squadra, G ha un po' di difficoltá ad imparare i nomi e a rapportarsi con gli altri. In piú l'allenamento viene fatto con altri ragazzi delle medie, e per loro è difficile la richiesta di sensibilitá e accoglienza di una persona che ha ritmi e modi diversi dai loro. Qualcuno è piú sensibile, lo coinvolge e l'aiuta, altri fanno più fatica.

I: Per te G ne trae beneficio per il suo benessere generale? Per la sua vita?
V: Ma certo! Intanto in questi anni è migliorato tantissimo a livello sportivo, è diventato piú autonomo e non c'è bisogno di accompagnarlo sempre. È un beneficio anche per la sua vita, perchè è un'attivitá che lo fa stare bene, che lo fa crescere e gli fa tirare fuori molte capacitá altrimenti nascoste.


I: Quali risorse si possono trovare nello sport per le persone con disabilitá?
V: È affascinante che ragazzi con e senza disabilitá giochino insieme, in quanto fa crescere tutti dal punto di vista umano: l'aiuto, l'empatia che si crea tra i compagni di squadra dá una sicurezza a chi spesso vive esperienze di incomprensione e solitudine causate dalla sua "diversitá".
Credo che svolgere attivitá sportiva integrata sia una bella sfida! Alla fine, che tu sia disabile o no, comunque ti devi mettere in gioco! 


Ringraziamo Valentina per la sua testimonianza
Mettiamoci sempre in gioco!
Alla prossima
Giovanna

4 commenti:

  1. Molto interessante e originale l'idea di un'intervista. Ben fatta e mi piace l'idea di intervistare chi conduce una vita normale, che però fa cose che meriterebbero più attenzione di quella che di solito pubblicamente gli si dà. Mi ha colpita particolarmente la risposta della ragazza sull'accettazione di G da parte dei compagni di squadra, poichè ha usato la parola "difficoltà" per descrivere il fatto che loro, anche per via della loro età, non lo accettassero. Essendo io passata da esperienze in cui ero considerata "diversa" non sono molto propensa a vedere le angherie subite come manifestazione di problemi degli altri e non miei, ma mi piace il cambio di punto di vista, il cercare di mettersi nei panni chi, non bisogna però dimenticarlo, fa la cosa sbagliata, nociva, negativa. Mi piace sopratutto l'idea di cominciare a vedere i problemi in chi è aggressivo ed offensivo con gli altri ed usa la forza sui più deboli, piuttosto che in chi ha semplicemente un modo di muoversi, interagire, apprendere, vedere il mondo, diverso dalla maggioranza.

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  2. Concordo con il commento precedente. Bella iniziativa, ma trovo abbastanza triste il fatto che si giustifichi il comportamento dei compagni. Se l'integrazione non viene insegnata ai cittadini di domani è una grossa mancanza. Peccato, è una gran perdita per G., ma anche per i suoi compagni di squadra. Sono sicura che G. abbia molto da offrire a chi rispetta i suoi tempi e il suo modo di essere, come è giusto fare con chiunque. Credo sarebbe utile farglielo notare, se non lo capiscono da soli.
    Bel blog, Giovanna, offre interessanti spunti di discussione. Grazie!

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    1. Diciamo che a me non pare che si giustifichi un comportamento, semplicemente si descrive le difficoltá e le bellezze dell'esperienza. Il fatto che alcuni ragazzini ancora non riescano a coinvolgere persone con disabilitá è uno spunto per migliorare il lavoro educativo che giá comunque sta avvenendo.

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  3. Questo è certo. Capendo le difficoltà è possibile migliorare. Trovo l'iniziativa in sè molto positiva, col tempo e l'impegno potrà sicuramente raggiungere un risultato ancora più ambizioso. Mai darsi per vinti, si può sempre migliorare, soprattutto quando l'idea di partenza è buona!

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